"Le delizie del traffico" di Violetta Chiarini Rec. di V. Sanfilippo


INGORGHI DI MENTE E DI CITTÀ (VIOLETTA CHIARINI E "LE DELIZIE DEL TRAFFICO")
Scritto da Vincenzo Sanfilippo

Teatro Lo spettatore accorto

INGORGHI DI MENTE E DI CITTA’

“Le delizie del traffico” monologo comico con evocazione di personaggi vari Testo, interpretazione, regia e musicologia di Violetta Chiarini Collaborazione alla messa in scena: Claudio Gnomus Bozzetto costume: Salvatore Russo. Prod. TerzoMillennio-Il Violangelo La canzone “Sorprese in balera”, cantata da Violetta, è di Chiarini-Mantovani Lo spettacolo ha debuttato quest’anno al Teatro Tordinona di Roma, nell’ambito del.Festival della Drammaturgia Italiana - IX edizione.

I debutti preparati per “Schegge d’autore”, Festival della drammaturgia italiana, per tutti i partecipanti sono veri e propri work in progress, preziosi punti di approdo, materiale per ulteriori esplorazioni e possibilità di approfondimenti, di cui è costituita la scrittura drammaturgica che gli autori propongono. Un assunto questo suggeritomi dalla stessa Chiarini, quando mi accennava che questo suo nuovo testo “Le delizie del traffico” sarebbe andato a costituire la sezione di una trilogia che “bolle in pentola” per la nuova stagione teatrale, corollario evolutivo del personaggio della Caterina di sempre, quella del suo delizioso spettacolo di successo dal titolo “Cerco casa”, di cui a suo tempo ci siamo occupati. Mentre mi accingo a scrivere queste brevi note, apprendo dalla cronaca che secondo i dati dell’osservatorio Autopromotec, nel Lazio si è raggiunta la cifra record di sessantasette auto ogni cento abitanti. Ed è, in questa Roma così congestionata dalle troppe auto, che l’autrice ambienta il suo nuovo testo, metaforicamente arricchito di un’ulteriore maquillage intepretativo, pennellato di febbrile humour, nonché di ulteriori invenzioni linguistiche idiomatiche, ulteriore studio, come dicevamo, dell’esilarante personaggio di Caterina.

Eccola dunque in scena seduta di profilo su una sedia che lei, con la sua ricercata mimica e rumori registrati di avviamento motore, trasforma magicamente in autovettura da città. L’effetto è evocativo perché, dilatando l’ambiente scenico con il suo fluido raccontare, ricorda agli spettatori in sala il traffico che hanno dovuto affrontare per raggiungere il Teatro Tordinona, ubicato nel cuore di Roma, dov’è quasi impossibile trovare un posto libero per parcheggiare. E la Chiarini lo racconta con febbrile vivacità e coloriture lessicali, narrando i comportamenti scorretti degli automobilisti, il dissesto del manto stradale ove il tragitto compiuto diventa più pericoloso, anche più inquinante, come registrano le centraline che misurano le polveri sottili. Ecco allora lievitare la simulata quanto caotica, pericolosa circolazione urbana degli automobilisti romani che non rispettano la segnaletica, la distanza di sicurezza, la velocità oltre i limiti. Nell’eloquio tutto ciò diventa momento di partenza per creaturali viaggi lungo i canali prioritari della scrittura scenica, cui il pentagramma vocale e gestuale ricalca movimenti, attimi e situazioni della vita stessa: vera chiave della sua ricerca linguistica, con recupero di vernacoli osco-umbro-sabello.

Al dunque, le tragicomiche avventure di cui Violetta -e i suoi alter-ego- sono oggetto e soggetto all’unisono, consentono a noi spettatori di poter criticare a viso aperto, senza mezze misure le mode e modi della realtà contemporanea in “liquidità” proterva. I comportamenti descritti sono caricature più rassomiglianti a dei ritratti e diventano situazioni di specchiante omologazione, molto ben recepite dal pubblico (quale critica e autocritica comportamentale, appunto). La Chiarini va oltre il verosimile quando inizia a raccontare, con accenni di ironia e considerazioni paradossali, che dal cielo di Roma piove su monumenti e autovetture parcheggiate una repellente, maleodorante poltiglia escrementizia, letteralmente una vera “merde” da leggere come metafora capitolina, causata dagli storni neri che nidificano in città in branchi numerosi (e, se si vuole, anche quale colta citazione ispirata a “Magnolia” e “Il giorno della locusta”)
Per cui la sostanza, lo spessore della comicità consistono nel delineare la follia collettiva in cui (e con cui) siamo costretti a convivere. Quantunque le incredibili situazioni di storie narrate inducono al sorriso, magari raffrenato ed amaro.
Spettacolo molto applaudito e la Chiarini premiata dalla giuria di Schegge d’autore come migliore attrice.
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