Scena & Schermo 2008 parte 4°



Nell’ultima del Tordinona dei corti
"SCHEGGIA" DI ILARIA MARVILLA
di Carlo Rosati

80503 – Nell’ultima del Tordinona dei corti: "SCHEGGIA" DI ILARIA MARVILLA

E’ validamente interpretata da Simone Martini. Le altre "Schegge" di Nao, Sergio Lo Gatto e Tramontano.

di Carlo Rosati

Roma (3.5.08) – Un ottimo quartetto di "Schegge d’autore" ha chiuso la presentazione al Tordinona, prima delle altre che verranno proposte al Nuovo Colosseo. Tra queste la più apprezzata dal pubblico mi è sembrata quella di Ilaria Marvilla che presenta un lavoratore del nord, tutto lavore, amore per il padrone e sogni, come quelli di privatizzare il mondo, oltre a lavorare di più per chiudere il mutuo della sua casa. Il lavoro lo rende felice e lo troviamo con la sua camicia a quadri, il suo paniere per il pranzo su una panchina, con un pupazzo che legge il Manifesto. Se fosse per lui licenzierebbe tutto e tutti. In fabbrica lo chiamano Scheggia, perché è il più veloce, l’unico che riesce a fare 1200 pezzi in un’ora ed il corto s’intitola: "Scheggia, sei proprio un genio".

Lavora in una fabbrica di giocattoli, parla "brembano", un cittadino tutto lega, forzismo e lavoro che pensa, come il padrone, di aumentare la produttività per avere più soldi e fare tutte le privatizzazioni possibili, contro quei fannulloni di terroni comunisti che per fare i suoi 1200 pezzi ci mettono un anno. Ma alla fine mentre fuori, sulla panchina, ci dice che sente freddo, scopriamo che è stato licenziato dalla sua fabbrica, che il padrone l’ha chiamato e gli ha detto "sei licenziato", ma lui non può girare per i bar, anzi privatizzerebbe anche la città ed ogni giorno parte da casa per non far sapere alla mamma il suo licenziamento. Ogni mattina, alle otto, è sulla panchina, anche se fa freddo. Un gran pezzo politico sulla precarietà del lavoro e sulla degenerazione dei diritti dei lavoratori che ricorda, da un punto di vista rovesciato, ma per arrivare allo stesso fine, il precariato di Ascanio Celestini.

La serata è stata aperta da "Le ragazze del maggio" di Andrea Nao. un corto che ci presenta quattro ragazze con uno scienziato manager che le dirige con un telecomando, spiegandoci la sua teoria, che molti criticano, in Italia e all’estero. Lo scopo dei suoi studi intellettuali e scientifici è sempre stato quello di scoprire il "senso della vita" e ci dimostra, usando il telecomando, che ci è riuscito con la le sue donne: la precisa, l’informatica, l’anglofona e la simpatica, quella che ci sta. Donne create ed utilizzate per rendere migliore la vita degli uomini, per trovare il vero senso della vita. Finché non arriva un'altra persona, anche lui munito di un telecomando che lo rende innocuo, distrutto, inutile. Un’idea interessantissima ben interpretata da Carlo Ghisi, Enrica Ruffatti, Silvia Toniato, Giuliana Casadei, Giulia Onnis e Andrea Nao.

Astratto, legato al non sense, è "Il signor Zebra" di Sergio Lo Gatto che ci propone tre donne in un teatro vuoto che incatenano tre uomini che fanno di tutto per spiegarci la loro "astrattezza": un incantesimo molto particolare, ma non facilmente comunicativo, interpretato da Michela Antolini, Corinna Castelli, Dario D’Agata, Gabriele D’Angelo, Francesco LeFevre e Angelo Tantillo.

L’ultima "sheggia" della serata è la poetica "Il figlio delle lupe" di Antonio Tramontano che lo propone in scena aiutato dai suoi allievi attori. Parte con la canzone fascista mentre si alza il pannello finale mosso da Adelina Criscuolo, Antonio Pecoraro, Stefania Salese e Giada Tedesco, ma mi accorgo che manca una donna della quale non conosco il nome. Antonio Tramontano fa smettere quella canzone sui fasti della lupa, sui fasti delle zoccole e dei suoi figli e ci racconta la sua storia: quella dei lupanari. Lui figlio senza genitori, come Assuntina, vissuto durante la guerra con tante zie, quindici per volta, dai nomi più variati. Tante lupe per un unico figlio, ed ha vissuto bene. Credeva di essere cresciuto con le suore, soltanto dopo si accorse di essere sempre vissuto in un bordello, ma quelle erano zoccole per lavorare, per mangiare: le vere zoccole, o puttane, sono altre.

Dal 6 all’8 maggio le "Schegge" si spostano al Teatro Nuovo Colosseo, dove saranno presentati "Maribella e Lucianina" di Maribella Piana; "L’amico dell’amica" di Stefano Bon; "I magnifici sette" di Mario Alessandro, "Contrordine" di Duccio Chiapello e "Nemesi" di Valentina Rosaroni.

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